vivamerlin vive

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giovedì 9 febbraio 2012

DIARIO. Prima di morire vorrei far sapere ….

Sabato, 06 Marzo 2010


                                                                            … lascia dir le genti:
                                                sta come torre ferma che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti;
            Dante Alighieri. Purgatorio Canto V

Sono versi che si sono impressi in me quando ero adolescente. Ho sempre cercato di andare a testa alta.

Oggi ci sono persone che non mi salutano. Sono cambiata così tanto che non mi riconoscono? Sembra quasi che si siano messi d’accordo per fare come se non mi avessero mai conosciuto, i miei ex colleghi di lavoro.
Non credo che, in generale, non possano riconoscermi. È vero che Junk mi ha spinto occultamente a truccare la faccia –andando addirittura da un truccatore teatrale, più volte - e mettere vestiti vistosi, che mi rendevano tale da suscitare forse l’invidia di altri uomini. (Lui, sessualmente impotente, doveva sempre indirettamente non far sorgere il sospetto che lo era, mostrandosi che una donna interessata a lui tanto da andare in sua compagnia). Ma mi hanno visto anche prima, da studente e ancora dopo.
            Junk può anche avere direttamente contribuito alla interpretazione dei fatti. Cosi che invece di ascrivere il mio scarso rendimento a eventuali scusabili ragioni lo addebitano a quello che fa odiare di più: la perfida volontà di non fare nulla, di sfruttare l’istituzione.
            Sono sopravvissuta. Questo è ciò che io ho raggiunto. Praticamente un’impresa impossibile.
Ho combattuto e sono sopravvissuta. Ero e sono ancora in un campo di concentramento nazista e sono viva. Questa è la differenza nei campi di concentramento. Non volevo vivere e ancora respiro. Volevo uccidermi ma non ho fatto il passo decisivo. Ho solo pregato dio di farmi morire per favore, ma io non sono morta.
Allora Dio non ha voluto che morissi. Ho fatto notare al diavolo che Dio non è con lui, visto che lui si è, molto probabilmente, fatto uccidere per porre fine alle sofferenza della malattia che lo tenne paralizzato per due anni, prima di morire. Era una malattia, un ictus, conseguente dallo sforzo immane di farmi chiudere la bocca.
            Io sono già abituata. Me ne frego di quello che i miei ex colleghi pensano. In tempi diversi forse avrei potuto chiarire le cose come stavano. Di fatto ho lavorato molto ogni volta che il diavolo mi ha lasciato libera. In primis quando Junk era il mio fidanzato. Non voleva che io mi presentassi come una fallita, avrebbe fatto una brutta figura lui. Allora mi tormentava meno. Cosi lui personalmente mi faceva capire che quello che facevo non era niente di che, ma gli altri attorno mi apprezzavano e la mia luce riverberava su di lui.
Poi infine invece mi lasciò in pace durante la sua malattia. Non del tutto mi lasciava in pace, ma non ce la faceva più a reggere i ritmi di lavoro con cui mi rendeva la vita un inferno. Anche li ho fatto qualcosa che può mostrare la mia capacità. Poi dopo la morte, il suo spirito, più maligno che mai, ormai libero dal dolore che il corpo gli produceva, ha ripreso la sua guerra.
            Sono abituata a reggere comunque, a tenere alta la testa, a sentirmi in pace anche senza che gli altri ne abbiano motivo. Ne hanno motivo: visto che non sanno come le cose sono veramente andate si.
Mi è venuta l’idea di scrivere tutto sul tema:

Io, il diavolo, amici colleghi  e gente …

Stavo pensando di raccontare il tutto e mandarlo almeno a due di essi. Li conosco poco, ma hanno una cultura religiosa. Questo dovrebbe aiutare, io spero, ma le cose non sono promettenti.
Una volta volevo scrivere un romanzo quasi a tante mani. Verteva su me e i miei amici. Poiché tutti i miei amici sono intelligenti, poeti e creativi, ognuno di loro avrebbe potuto parlare per sé. Le lettere ricevute, le poesie, compresi gli amorevole insulti, tutto direttamente da loro, come un romanzo una mondo di noi proprio come eravamo.
Dopo il diavolo si introdusse tra di noi, comparve proprio una cacofonia e un mal-intendersi. Cattive atmosfere, tentativi di introdurre l’argomento diavolo, reazioni e chiacchiere. Cattiva salute. Cosi non ho potuto neppure fare la prova se il mio midollo fosse compatibile. “Sicuro che non lo è”, pensavo. Le tre amiche più care sono morte di cancro. Una mi conosceva fin dalla nascita, avrebbe potuto testimoniare su chi sono veramente. Le altre due erano sempre interessate a commentare sul mio lavoro passo a passo. Fu una di loro a notare che non splendevo più. A individuare il momento preciso. Ma non sapeva perché.
Sul posto di lavoro, più di venti anni di diavolo, svuotata attraverso il vampirismo, facendo il massimo degli sforzi parevo solo una che finge di lavorare..

Ho composto nella mia mente una traccia delle cose che avrei detto per documentare come io non abbia potuto lavorare o lavorare in specifici periodi, proprio in relazione al mio conoscere il diavolo e la fase in cui io mi trovavo rispetto a lui. Un poco come io ho scritto qui, ma documentando con ciò che ho fatto o non fatto.

Per esempio una cosa che Junk ha fatto (suppongo già detta nel blog, è farmi perdere tutti i materiali di un lavoro su cui ho lavorato certosinamente per anni e anni.
Fu uno shock.
Ma, devo aggiungere, proprio per lo shock presi in mano un altro lavoro (dei due che riuscii a fare) e feci un lavoretto ammirato, sul posto di lavoro. Era quello che Junk mi permise di fare dopo che cominciai a uscire con lui, come ho accennato prima.

Giorni fa ho trovato alcune poesie dei miei amici o amori, rivolte a me, che m’hanno riportato al fantastico mondo in cui vivevo prima che il diavolo mi vedesse.
Capisco che incontrare il diavolo ha reso la mia vita molto dura e inoltre trattandosi del diavolo non ne posso parlare. Dunque qualunque cosa gli altri leggano in me, non è ciò che è vero.

Al diavolo non è piaciuto che voglio scrivere un promemoria. E cerca di commuovermi facendomi sapere che lui ha molto sofferto negli anni di malattia, prima della morte.
Riconosce che si è rovinato la vita da solo, poiché, per esempio, una volta fatto un delitto, doveva sempre cercare di impedire che la vittima o parenti della vittima avessero mai un sospetto su di lui. Come fare il diavolo ma allo stesso tempo confondere le acque o fare in modo che a nessuno venisse in mente la verità gli ha dato da fare un lavoro strenuo. Faccio un esempio del come fosse assillato dai suoi delitti. Egli una volta, sapendo che una persona conosciuta stava per raggiungere un grande traguardo di lavoro, lavorò su questa in modo che arrivato il momento, rovinò, stonò. Da allora la persona non fu considerata più come prima e la sua carriera fallì. Ora egli cominciò a fingere di essere perdutamente innamorato di questa donna, cosi che nessuno potesse mai sospettare, in primo luogo la vittima, che l’incidente fosse opera sua. Per questo ogni volta amici di lei o persone con la lingua lunga, parlava del suo impossibile amore. Parlava di lei come se la vedesse, invece non la vedeva da mesi. Dava idea di essere fuori di testa. ( Ma forse parlava con lei occultamente, e lei, come me, prendeva quelle conversazioni come fatte tra sé e sé. )
Quando mi misi in testa di raccontare a Hana che Junk mi costringeva a stare con lui con trucchi magici, lui usci veramente con lei e le regalò, per quanto pieno di debiti, una macchina rossa. Con questo trucco voleva sostenere che io mentivo per gelosia. Non era vero nulla. Lui non mi amava. Cosi le fece anche un enorme regalo prima della morte, che impressionò tutti. Ecco come Junk voleva che la gente non mi credesse.
            Con me agì ben presto in modo cosi disumano che io mai avrei detto che lui si occupava occultamente di me in modo da attrarmi. Se non lo avessi visto coi miei occhi (in forma di filo bianco ) entrare nel mio corpo e cambiare miei sentimenti e pensieri in modo favorevole a lui, non ci avrei creduto.  Dunque per ogni lavoro occulto doveva farne due: farlo e poi fare in modo che non lo si sospettasse. Di fatto probabilmente nessuno lo avrebbe sospettato comunque lui aveva paura di essere scoperto. Forse è vero che l’assassino torna sempre sul luogo del delitto per togliere eventuali prove.
            Non so se Hana ha mai capito chi ha fatto si che lei si riducesse a essere una casalinga, a essere priva di un reddito e magari grata dei soldi che Junk le lasciava fingendo amore. (In realtà poi rappresentando Hana, sia con immagini occulte, sia con parole, come una specie di seduttrice. E qui cosi Junk faceva la parte dell’uomo intrappolato dalla strega.) Io non le ho parlato di questo, potrei anche scriverle, ma non so bene come reagirebbe. E se si mettesse a piangere? E se si ammalasse? Oppure invece potrebbe sentirsi meglio, al sapere che lei non è la fallita che ha creduto, solo una che ha avuto una disgrazia, conoscere Junk.
Poiché io non conosco bene Hana non mi decido.
            Il genere di delitti che Junk fece fu liberarsi in vario modo, dalla malattia mortale alle calunnie alla manipolazione del comportamento delle persone per ascendere in un gruppo spirituale.
Mi consta che un uomo, un fabbro ferraio e un altro amico suo, forte come Achille o Ercole, abbiano formato un gruppo spirituale. Egli si inserì nel gruppo, avendo nel suo passato la frequentazione di un gruppo di magia. Li cercò di imparare da quante persone possibile, quello che occorre per fingere di essere un guru. Ed ecco che i due fondatori ebbero problemi di cuore, tanto che non riuscivano più a respirare se non con la forza di volontà. Passava voce che essi non facevano bene i loro esercizi spirituali. Ecco come la morte li colse sena neppure l’onore che si deve alle guide.
Io ho sospettato che in queste improvvide morti ci fosse la zampa di Junk. Lo pensai quando fui sottoposta da Junk, dopo la mia scoperta, a attacchi al cuore che mi fecero temere la morte.
Allora mi ricordai tutto quello che riguardava lo stato del mio cuore da quando sono entrata nel gruppo. e mi ricordavo un cuore bucato, secco come una suola di scarpa. Le punture al cuore che furono fatte mentre ero perfettamente sveglia. Ecco che mi venne in mente quello che capitò ai due.
Anche io ero stata torturata perché ero l’allieva/allievo prediletto del mio guru, che Junk considerava un suo rivale.
            Anche il mio guru fu fatto fuori dai gruppi lavorando con le calunnie e manipolando i comportamenti delle persone.
            Fu cosi che Junk poté diventare importante. Potente. La sua casa evidentemente meschina era la tana dove, assolutamente solo, lavorava accanitamente per portare avanti la sua vita completamente finta.
            Altre cose che ricordo è una donna che lo introdusse nel gruppo. Una donna molto creativa, che non riusciva a fare nulla poiché le mani le dolevano troppo, come fosse incapace. Ed era come se non ci fosse nulla da fare.
Junk era davvero un amante, un amico, un allievo modello!
            Con la magia fingeva tutto, teneva insieme tutta la sua vita.
            Dopo che mia nonna è stata sottoposta a cadute e anche io –che cerco di stare molto attenta- ho rischiato di cadere, ho sospettato che Junk abbia fatto si che la propria madre non uscisse di casa, cosi che lui potesse, facendo pure il figlio solerte, andare a pranzo a casa sua ogni giorno.
            Junk no pagava l’affitto, veniva invitato dal suo direttore di banca a imprestarsi soldi non dovuti..  da certi allievi del gruppo, quando per esempio facevano i dentisti, non mancava di estirpare soldi.. Tutta la storia di questoviaggiatore astrale che aveva sviluppato l’arte del viaggiare dentro i corpi altrui, di attraversare ogni distanza un terrestre voglia compiere in poco tempo, che vampirizzava le persone lasciandole senza la energia necessaria per condurre una vita minimamente normale…
            Mi piacerebbe che tutti coloro che lo hanno conosciuto lo sapessero, almeno dopo la mia morte o dopo la loro morte. Temo le manette. Non posso parlare apertamente di cose che non potrei dimostrare. Tutto quello che dico si basa sulla mia esperienza e conoscenza di decenni, da vivo e morto, di Junk e di diversi allievi e amici.
            Il gruppo, comunque chiunque a tiro. Era il polmone cui attingere per splendere, per la sua personale aureola, che circondava il suo ampio corpo. Egli non mangiava tantissimo. Come tutti i viaggiatori astrali, non beveva caffè, ma solo te.
            Per lui il volo astrale, lungi dal portarlo alla evoluzione, ma ad approfittare della invisibilità, e del fatto di poter apparire nella forma che vuoi, per compiere crimini, per addomesticare gli altri, senza che neppure lo sapessero, ai suoi scopo. Un criminale occulto.
            Quanti uomini, se fossero consapevoli di poter sapere i segreti di chiunque, di poter uccidere chiunque, di poter tentare di manipolare la percezione che un altro ha di sé stesso per raggiungere i propri scopi, di poter far cadere in piedi o in moto, una persona, e il tutto sapendo che non ci sarà modo di risalire a lui.. insomma quanti uomini si farebbero tentare e procedere nella via del delitto?
            Quando leggo di viaggiatori astrali, di corsi in cui si impara a viaggiare fuori del corpo, ecco che mi preoccupo. Ci sono molti che fanno i criminali anche se sanno che possono essere catturati.
Junk era un uomo privilegiato, nato in una famiglia privilegiata, che avrebbe potuto vivere senza rubare, senza stuprare, senza uccidere ecc. Poiché era malvagio, provò a produrre denaro falso, ma la polizia accidentalmente lo disturbò. Capì che il denaro falso non è invisibile. Non poteva fare un’illegalità che si vede. Ma vide che poteva invece ricorrere a una facoltà che a suo dire (disse a me chiaramente) era sua fin da piccolo, forse fin da quando era nel ventre della povera madre.
Capito che lui aveva un asso nella manica, il volo astrale, lo ha perfezionato e usato fino in fondo, fino ad ammalarsi e probabilmente farsi uccidere per liberarsi del dolorante corpo mortale.
                     
Credo assolutamente che Junk mi abbia detto, ultimamente, che si rende conto dei suoi errori, per farmi credere che è cambiato, che si rende conto che non sono stata io la causa della sua morte, per farmi intendere che non ho bisogno di fuggire per sfuggire ai suoi artigli, che non è necessario scrivere su di lui, visto che è diventato un altro. Ma io sento sempre gli effetti pesanti dei suoi attacchi, anche se per vero dire sono meno percepibili del solito.

Vuole impedirmi di testimoniare su di lui. E non vuole che io me ne vada lontano, lontano dai suoi canini aguzzi
Ma io partirò per un paese molto lontano ventosissimo e freddo e scriverò la verità su di lui. Che Dio mi aiuti.

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