vivamerlin vive

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martedì 31 gennaio 2012

UN CASO DI COSCIENZA CHE VORREI AFFIDARE A UN PRETE.

Venerdì, 31 Luglio 2009

Il diavolo ha compiuto molti delitti di cui io sono a conoscenza. Delitti che qualche persona ha apparentemente commesso, ma io so che non è la realtà.
Mi sembra evidente che quelle persone non avrebbero mai compiuto quel delitto se non fossero state interiormente spinte, costrette dal diavolo.
Il delitto che mi viene in mente per primo era quello riguardante la stessa morte violenta di Junk. Mi sembra di averne già parlato nel blog, da qualche parte.
Ci sono diversi elementi che m’inducono a pensare che Junk si sia fatto uccidere lavorando con intensità - almeno per la durata di mesi - su una persona al fine di farsi uccidere.
Io credo che Junk abbia voluto che io sapessi di questo suo delitto, che io sapessi che lui Junk aveva trionfato sulla propria morte. Non voleva che io pensassi che qualcuno fosse riuscito a ucciderlo. Questo ha il suo senso, ora mi viene in mente anche questo, a proposito del fatto che spesso, a quel tempo, quando sentivo la presenza - molto frequenta, e realizzata contro la mia volontà- di Junk gli cantavo queste parole:

Tanto va “Junk” al lardo
che ci lascia il suo zampone...
tanto va, tanto va, tanto va…

Volevo dirgli così che se avesse continuato a fare il male, qualcuno gliel'avrebbe fatta pagare. E che lui era incapace di porre un freno ai suoi delitti.

Gli dicevo anche:

“Se tu facessi a un uomo quello che fai a me, ti ucciderebbe.”

Una volta gli dissi anche, per esempio: “Quando la donna di 'Siviglia' saprà quello che le hai fatto, ti ucciderà.”

Junk aveva cercato di farmi ammalare e cosi portarmi alla morte in modo che non si vede, lavorando intensamente su di me per questo fine. Io ero troppo debole per reagire. Lo avrei ucciso, a un certo punto, ma mi mancavano le forze. Mi combatté cosi tanto, giorno e notte, per lo scopo che si prefiggeva, da fare un uso eccessivo dei suoi poteri. Si ammalò lui grandemente.
Continuò a colpire, ma la malattia gli impediva di farlo cosi bene. Si riprese e cosi divenne di nuovo pesante, ma molto meno di prima. Io speravo nel futuro.
Io stessa, mi sembra significativo aggiungere, contribuii a farlo ammalare. Come ho raccontato avevo letto un'autobiografia nella quale l'autore, uno Jogi indiano, diceva di aver concentrato tutte le energie della sua mente, per un mese, nel tentativo di interrompere l'invasione del Tibet da parte della Cina. Disse di aver lavorato, coi suoi poteri mentali, sui leader principali coinvolti.  Aggiunse che dopo quel mese la sua testa non era stata più la stessa. Era danneggiata.
Io ho tratto la conseguenza che se che la sua testa non poteva più operare come prima. Di conseguenza mi sarebbe convenuto provocare Junk in modo che lavorasse contro di me il più possibile, al fine di perdere anche lui, come lo yogi tibetano, le sue facoltà di azione mentale a distanza. Allo scopo di “rompergli le scatole” e costringerlo a usare strenuamente i suoi poteri facevo quello che lui veramente odiava: raccontare il giro chi era veramente, l'uso che faceva dei poteri occulti, i delitti che sospettavo. [Io mi accorgevo che ero ancora giovane e forte abbastanza da sostenere i suoi attacchi nel breve periodo, ma pensavo che alla lunga avrebbe vinto lui. Ecco perché lo spingevo ad attacchi durissimi. ].
Junk mi fece arrivare alla mente una minaccia: che se non smettevo mi avrebbe portato in tribunale per diffamazione, ma io sapevo che non se lo poteva permettere. Anche solo un sospetto di magia nera lo avrebbe rovinato, avrebbe macchiato gravemente la sua immagine. E in questo caso ciò che dicevo era vero: più parlavo, e più si scoprivano altri crimini che Junk aveva commesso.  Agli altri venivano in mente episodi sospetti, possessioni, crisi di follia prodotte da Junk. Per qualche scopo: per impedire che una relazione amorosa andasse avanti tra la donna di Siviglia e il suo grande amore, screditare un uomo che aveva accusato Junk di essere un demone, con una lettera a una rivista cattolica.

Ora sento Junk: ha battuto un colpo. "Vattene, vattene e basta", gli dico.

Tornando al clima che io ho vissuto quando Junk si ammalò, dopo la sua malattia io mi sentii subito meglio.
Ebbe una ricaduta, poiché man mano che guariva, usava di nuovo i suoi poteri più che poteva. Ed io stavo peggio. Con la ricaduta io stavo meglio ancora. di fatto riuscii a fare un lavoro che piacque molto. Speravo che fosse finita.

Ci sono vari elementi che mi fanno pensare che dopo la ricaduta Junk volesse farla finita.

Intanto lui era vissuto come una persona molto rispettata, a tale punto che se calunniava qualcuno, era creduto.  Teneva a essere il primo. Aveva ucciso per diventare il primo e per conservare il posto. Teneva al prestigio che aveva.
Ora era caduto in disgrazia. Dall'istituzione dove primeggiava, era stato espulso. Qualcuno dei suoi diceva che erano stati loro a uscire dall'organizzazione, comunque sia, di fatto, aveva perso il suo trono.
Credo che il fatto stesso di essere malato lo molestasse enormemente. Può darsi anche che temesse di perdere la ragione. Di arrivare a perdere totalmente i suoi poteri il cui uso era tutto quello che aveva. “Ho solo quello”, mi rispose una volta in cui gli chiesi, in cambio del mio silenzio, di smettere di usare i suoi poteri occulti. Inoltre avrebbe dovuto raccontare alle sue vittime quel che aveva fatto loro. Mi disse di sì, ma pensai subito che non l’avrebbe fatto: se avesse raccontato tutto quello che aveva prodotto – omicidi, stupri, incidenti, malattie, perdita di lavoro ecc. - non ne sarebbe uscito vivo. In queste ultime settimane gli ho chiesto di cercare di riparare a tutti i danni che ha fatto e non si è dato pena di rispondere. Non capisce neppure come qualcuno possa preoccuparsi degli altri.

Una cosa che ricordo, per esempio, che mi fece pensare che stesso un po' perdendo la ragione era che un giorno, mentre ero a teatro con un'amica a vedere un concerto, proprio nel momento più emozionante in cui una ballerina con una gonna plissettata faceva una perfetta ruota, mi apparve Junk, il suo viso sdraiato nel letto. Si vedeva il viso dal lato non sfigurato ed era in lacrime che gli colavano dall'occhio, di lato, come fosse sdraiato a letto.
Diceva pressappoco: "Se fossi in salute, avremmo potuto essere insieme, felici, in questo momento."
Ebbi una forte reazione emotiva ... anche quando era sano, non andava con me ai concerti.
Egli, che leggeva nel pensiero, conobbe la mia reazione senza che io parlassi.
Ero stupita e tutt’altro che commossa dalla sua nostalgia. (Le sue parole non erano necessariamente una finzione, però.) Un giorno Junk mi aveva detto, in una normale conversazione per strada, che io ero l’unica donna con cui avesse mai avuto una relazione normale, quasi normale. Ora che era molto malato e piangente forse diceva ciò che effettivamente sentiva. Certo aveva nostalgia dei bei tempi passati, ma per lui era normale tormentare chi “amava”, la preda che divorava. Sempre in una conversazione per strada, essendo Junk in carne ed ossa, mi disse che amava manipolare i sentimenti altrui. Mi citò il cattivo, anzi i cattivi del romanzo francese “Relazioni pericolose”. Un uomo che finge di essere generoso con persone in difficoltà per conquistare l'amore di una donna...  Cercava di interessarmi al gioco. Avevo risposto che manipolare i sentimenti altrui non m’interessavapara nada. Purtroppo io non prendevo sul serio questi suoi discorsi, non avevo idea che a parte le solite macchinazioni descritte nel film Junk avesse poteri occulti da mettere in campo. Che aquiel hombrefosse el mismo mismisimo dimonio, in altre parole un demone calzato e vestito.

Ho pensato anche, subito dopo l’episodio, che probabilmente non era tanto in se stesso... poiché aveva detto una cosa che di persona non avrebbe detto, non avrebbe mai ammesso la sua debolezza. Tuttavia anche in passato lui, quando mi appariva, diceva cose che poi, in corpo fisico, ambiguamente negare... Era forse il suo inconscio, era forse un diavolo che volava nei paraggi. Allora non sapevo cosa pensare ma infine ricevevo il messaggio che era in effetti interessato a me. E riprendevo a vederlo.
[La mia reazione affatto commossa dalla sua nostalgia e dalla sua sofferenza si può spiegare anche col fatto che aveva continuato a tormentarmi, per quel che poteva, fino a quel giorno. E dal fatto che “per quaranta anni”, per sua stessa ammissione a me, aveva “preso in giro” le persone che lo circondavano … Mentire era naturale, per lui. E ne era orgoglioso: “Scrivi pure il tuo libro su di me. Cosi quelli si accorgono che li ho presi in giro per 40 anni”. “Quelli” erano le altre guide spirituali, che nonostante la loro pratica spirituale non lo avevano mai sospettato di nulla. Era abile. Al migliore tra di loro una volta telefonai per dirgli: “Tutto quello che è successo tra di noi, le incomprensioni, la tua esclusione dal gruppo ecc, è stato tutto dovuto a Junk, ai suoi poteri occulti”. E lui, uomo del Reno, mi rispose queste esatte parole: “Figurati se quel cretino ha dei poteri!” ]

Ma l'immagine di lui piangente era una novità. Insomma lui, che era un gradasso, che aveva fatto sputare sangue ai suoi insegnanti spirituali, ai familiari e amici, soffriva.

È questo l'elemento che mi fa sospettare che lui pensasse di togliersi la vita. E forse anche egli avrebbe potuto desiderare di perdere la vita rendendosi eventualmente conto, nei momenti di lucidità, di stare perdendo la ragione. Inoltre certo non poteva sopportare di stare perdendo il controllo sulla sua vita: lui che dominava gli altri. Poteva temere di morire pazzo.
Il pianto avvenne circa quattro mesi prima che fosse ucciso. Mentre una donna magrissima del Rajastan, con la gonna nera e rossa plissettata compiva un cerchio perfetto.
Di Junk malato si riportavano comportamenti disordinati.
Una donna diceva che quando era andata a visitarlo in ospedale Junk aveva avuto un comportamento inaspettato: Junk si sollevava la coperta scoprendo spudoratamente il pene. Lei aveva sospettato che lo facesse apposta.
Una studentessa universitaria era andata a visitare Junk in ospedale. Era entrata sana e ne era uscita appoggiandosi alla balaustra delle scale. Lo aveva raccontato a un’altra ragazza del gruppo, la quale le aveva detto che la cosa ormai era risaputa: vampirizzava. Ma prima non arrivava a farsi notare come vampiro. Si dava arie, certo, esibiva la sua capacità di raccogliere le energie che le persone facevano cadere, per esempio disse a un’artista che chiacchierava allegramente: “Ho leccato le tue energie come zucchero”. Vampirizzava occultamente, agendo a distanza, non mentre era in presenza fisica.

Ad ogni modo ci fu sopratutto un altro elemento che mi fece pensare che avesse l'intenzione di farsi uccidere e volesse far sapere proprio a me che quello che sarebbe successo non sarebbe stato un vero omicidio. Junk avrebbe realizzato il suo desiderio.

Come dicevo, dopo la sua malattia e poi la ricaduta - da cui ormai non pareva potesse riprendersi - ero speranzosa di poter tornare alla mia vita.
E giusto un giorno -che avvenne circa un mese prima della sua morte - io me ne stavo in giro facendo gli ultimi acquisti prima di partire per passare tre settimane con Jacob.

Mentre camminavo per una strada solatia, di primo pomeriggio, ecco che sento una voce all'orecchio che mi dice: "Perché non mi uccidi?". Nella strada non c'è nessuno e solo una persona ho conosciuto che è capace di volare e parlarmi all'orecchio senza farsi vedere.
Reagisco piccata, e la reazione è comprensibile solo se si tiene conto che questa persona mi ha fatto passare ‘centomila inferni’, nei quindici anni precedenti. "Perché dovrei ucciderti? Ormai morirai di morte naturale."
Sentita la risposta, se n'è volato via.
Ma dunque egli pensava di farsi uccidere ecco il punto. Chiedeva a me di farlo. Avvertiva me che voleva farlo. Ecco come mi avvertiva che ciò che sarebbe successo, il suo omicidio, non era quello che sarebbe apparso.

Un altro elemento importante credo sia il fatto che la morte violenta, nella nostra cultura e quella indiana (cito quelle che conosco) sono considerate negativamente anche perché si ritiene che lo spirito non sale al cielo ma resta su questa terra.
Un' anima come quella del diavolo, cosi piena di odio, assetata di sangue, per la quale il delitto è una goduria, che avrebbe voluto continuare cosi per sempre, ha utilità nel programmare la propria morte violentissima, in modo da impedire l'abbandono del livello terreno.

Quando uscivamo insieme, una volta gli avevo chiesto (ma che domande facevo? il fatto è che lui sembrava sempre sapere tutto..) a che età sarebbe vissuto. E lui mi disse che sarebbe vissuto quasi fino a 100 anni, circondato da allieve devote che si sarebbero date il turno per curarlo ..
[Non ci crederete, ma ci rimasi male. Credevo di avere un posto speciale per luimie cure. E c’è da notare come non si accorgesse dei sentimenti altrui. Per il diavolo non era necessario tenerne conto. Tanto, coi suoi poteri, poi avrebbe fatto fare agli altri, con un trucco ‘magico’ o un altro (possessione, ipnosi.. per esempio), quello che voleva. ]

Dunque lui voleva vivere fino a 100 anni e ora invece la sua vita era un vero schifo e per di più rischiava di salire al cielo.
Si, credo che abbia deciso di farsi ammazzare per continuare a vivere la sua  vita di prima, senza dolori fisici e di nuovo potente. Lui non amava il suo corpo fisico. Come tutti quelli che fanno gite fuori del corpo, diceva che lui preferiva di gran lunga stare con lo spirito fuori del corpo.

Ecco diversi elementi che mi vengono in mente che fondano il mio sospetto che Junk si sia fatto uccidere di proposito.

Mi ricordo anche che il giorno della sua morte nel primo pomeriggio -che era anche l'ora in cui veniva ucciso - mi passò sul cuore, con un prelievo di energie più lieve del suo solito quotidiano. mi stupii.
avendo più energie, quella sera potevo uscire. andai in due diversi posti, con due amiche diverse, questo era raro per me.
Io la sera al massimo avevo la forza di lettere un libro, non di uscire.
e mentre facevo una telefonata alle sette di sera -e lui era morto- vidi la sua apparizione nella foggia di un vestito biancastro ed era in piedi a fianco a me che ero sdraiata e ricordo che gli dissi: "Visto che ormai non hai le forze per tormentarmi perché non la smetti e basta?"

Non avevo idea che fosse morto, ma forse il mio inconscio ha capito perché la mattina dopo ricevetti una telefonata da un'amica comune che mi chiese: "hai sentito che è successo?" ho riposto: "Cos’è, Junk è morto? " "E tu come lo sai?" "Pensavo solo che Junk avesse avuto una ricaduta" ho risposto.

Non sapevo ancora che fosse stato colpito da decine di coltellate. Che i muri erano imbrattati di sangue, che era stata una vera carneficina, che mi dissero durò molto a lungo.

Se avesse goduto del suo suicidio, se col suo potere avesse avuto la forza di dominare un uomo e gavottare sulla propria morte, come mai mi apparve cosi privo di energie?

Subito dopo aver saputo che si trattava di morte violenta, pensai che si era realizzata la mia previsione: un uomo non si era fatto fare a pezzi come me, aveva saputo difendersi. Si trattava di legittima difesa, certamente.

Ma ora chi mi impedisce di pensare che lui in tutti quei mesi abbia concentrato tutta la sua energia - che c'era, se lui mi è apparso chiarissimamente con un bel viso e lacrimante a teatro - per fare si che un uomo lo uccidesse?
forse le sue energie sono scemate dopo la morte. sono cose che non conosco esattamente.
Comunque fosse, l'assassino non aveva colpe. Invece fu arrestato subito dopo in stato confusionale, che pronunciava parole prive di senso.
Quanto meno pareva incapace di intendere e volere al momento del fatto. Ho sentito che è stato visto libero dopo pochi anni. Se è cosi, meno male!

Comunque mi chiedo se non sarebbe stato bene raccontare alla famiglia come le cose erano andate veramente.
Come nei film in cui si confessano al prete cose che servano a fare giustizia, mi sarebbe piaciuto far sapere che si è trattato di legittima difesa e forse addirittura di un atto che è stato pilotato da un potente demone.
Dirò a un prete ciò che so, poi lui potrebbe fare ciò che vuole di ciò che gli dico.
Io quantomeno mi sono scaricata la coscienza.

Infatti se io andassi a titolo personale a parlare delle cose che ho detto, magari non potrei essere creduta, porrei essere presa per pazza, o mossa da motivi personali. Per un prete è diverso, lui sta svolgendo il suo compito.



Post scriptum.
In sintesi (che scrivo una o due giorni dopo) io ho due ipotesi su questo delitto:
1: un fatto assoluto di legittima difesa. J ha dato il tormento a quell'uomo che poi lo ha ucciso, e posso testimoniare che i tormenti che il diavolo da giustificano ( visto che non c'è modo ora di arrestare il mago nero, non ci sono modi riconosciuti di trovare prove ecc.) il dare la morte per legittima difesa. Io sono tutta a favore della libertà di chi si è solo difeso.

La seconda ipotesi è che J. abbia tormentato quell'uomo, anche tentandolo a ucciderlo. ha fatto in modo da aggiungere la sua forza a quella di chi lo ha ucciso, col fine di farsi uccidere. si tratta di dare la morte per legittima difesa anche col determinante consenso della vittima.
penso che questo uomo e sua madre, e tutta la sua famiglia debbano sapere come si sono svolte realmente le cose.

postato da: vivamerlin alle ore 16:08 | Permalink | commenti
categoria:prete, delitto, caso di coscienza, affidare il caso alla chiesa

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