vivamerlin vive

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sabato 28 gennaio 2012

A SCUOLA DAL DIAVOLO: COME HO IMPARATO A RICONOSCERE LA SUA PRESENZA. IN DUE PARTI. Work in progress

Lunedì, 30 Ottobre 2006

PART I
Dunque ecco come appena “io” ho espresso il desiderio di rivedere Junk (il diavolo )  che … vidi apparire il busto (il visto e parte delle spalle) del mio fidanzato. Era il suo viso perfetto in ogni dettaglio… Egli mi chiedeva che cosa volevo veramente da lui. …Ma io fui elettrizzata dall’apparizione. Ecco come qui Junk mi catturò di nuovo, impressionandomi con le sue magie! ..Il giorno lo chiamai al telefono chiedendogli di vederlo.. Appena fummo a casa mia da soli, sparai: “tu mi sei apparso in questa casa!” Lui negò con una frase che vi prego di annotare: “Eh! Ce n’è di diavoli in giro!”
Il diavolo sa che un diavolo prende anche il posto di un altro, anche di un altro diavolo …


Uno dei commenti più comuni –anzi il più comune- all’affermazione “ho visto il diavolo” è stata : “Sei sicuramente matta” . Devo essere onesta, credo che la migliore risposta sarebbe stata: “Spiegati meglio”. Infatti tanta sicurezza nel valutare i fatti è del tutto ingiustificata. Io ho poi corretto la frase: “ho visto il diavolo” in “ho conosciuto il diavolo”. Infatti la forma esatta che noi colleghiamo al diavolo –un teschio con la barba, nel mio caso - l’ho vista una volta sola. Altre immagini possono far pensare che il diavolo è li (per es. due figure nere in volo, attaccate tra loro, anche ho visto, insieme alle parole: “noi siamo legione”). Questo genere di figura-apparizione è stata tanto chiara che non è possibile mistificare.
             Suppongo che queste apparizioni si possano fotografare. Solo che io non avevo la macchina fotografica a portata. Un’amica del mago/diavolo che ho conosciuto mi ha raccontato che una volta, in sua compagnia, al diavolo è caduta una foto. Mi disse che lui l’ha raccolta di fretta ma lei l’ha vista: rappresentava una figura che cadeva nell’aria, fatta di aria, come una specie di bambola di nebbia. Potrebbe anche essere che il diavolo si sia fatto fotografare in astrale e questa ne fu l’immagine. Cosi l’amica ha pensato. Io non ho mai visto questa foto. [Risulta che ci fu una donna –non quest’amica - che il diavolo-che-conosco (chiamiamolo Junk per brevità e per il significato appropriato di Spazzatura) cercò di coinvolgere nei suoi esperimenti occulti. Risulta anche che Junk frequentò un corso di magia in gioventù, e che era “bravissimo” nelle sedute spiritiche. Tutte queste notizie le raccolsi nel corso del tempo da persone che lo conoscevano benissimo. ] Vengono pubblicate ogni tanto foto di fantasmi. Non mi sono mai occupata di questo.
           Al tempo in cui io ritenevo di essere fidanzata con questo uomo (Junk), e non pensavo che fosse un mago nero e addirittura un demone,  io lo lasciai. Una delle tante volte in cui provai a lasciarlo. La separazione durò due mesi. Era Natale, ed è possibile che lui stesso, che nelle vacanze era occupato, si facesse lasciare per comodità, senza fare i soliti giochetti per un ritorno immediato. Ma dopo Natale ecco cosa successe: stavo in bagno e mi coprivo la gamba al di sopra del ginocchio alla parte esterna con una poltiglia di argilla (un trattamento che allora facevo ogni settimana su tutto il corpo e che trovavo rilassante) ed ero completamente nuda, e serena quando io mi sentii pensare/sentire come sarei stata felice di rivedere Junk (il fidanzato). L’idea che l’idea non fosse mia, ma del mio fidanzato in persona, uno dei suoi trucchi più consueti (da cui deriva poi un errore comune di valutazione: “nominato il diavolo ne spunta la coda.” La verità è che il diavolo si nomina e si chiama nei corpi delle persone e le persone credono di averlo autonomamente nominato. Cosi lui compare non come un essere indesiderato e invadente, ma qualcuno che apparendo ha risposto al nostro desiderio. Per chi è ingenuo e ignorante in materia come ero io, allora ha funzionato. )
Dunque ecco come appena “io” ho espresso il desiderio di rivedere Junk che dentro la vasca da bagno vidi apparire il busto (il visto e parte delle spalle) del mio fidanzato. Era il suo viso perfetto in ogni dettaglio. La bella bocca con un lato all’ingiù, come triste, e la voce triste. Diceva di quanto tenesse a me ecc. Direi che era la sua voce esatta. L’ora del giorno, il primo pomeriggio, mi dice, a distanza, che a quell’ora lui non lavorava ed era libero di inscenare i suoi trucchetti, sdraiato indisturbato sul “sofà”. Comunque allora non avevo idea. 
Egli mi chiedeva che cosa volevo veramente da lui. Mi diceva che teneva a me ecc. ( e altre cose logicamente false). Ma io fui elettrizzata dall’apparizione. [Cavolo, non è da tutti i giorni! A me non era mai capitato! ] E poi avere un fidanzato tanto speciale che riesce a fare questo! Che inoltre era interessato a me, se mi appariva in quella forma. Ecco come qui il diavolo mi catturò di nuovo, impressionandomi con le sue magie!
Il giorno dopo, all’ora in cui sapevo che era disponibile alle telefonate lo chiamai chiedendogli di vederlo. Al telefono aveva la stessa voce triste, oserei dire che aveva la stessa espressione triste che nella visione.
Appena entrò nella mia stanza, giorni dopo, sparai: “tu mi sei apparso in questa casa!” Lui negò con una frase che vi prego di annotare: “Eh! Ce n’è di diavoli in giro!”
Il diavolo sa che un diavolo prende anche il posto di un altro, anche di un altro diavolo …
Una persona qualunque –che “a questa roba è morto e sotterrato”- avrebbe detto: “Ti da di volta il cervello?” Invece lui non negò che il fatto è possibile, ma non era farina del suo sacco, erano addirittura più diavoli che si occupavano di lui… Comunque negò che quel fatto fosse stato prodotto da lui volontariamente. Disse che forse a volte il suo inconscio aveva pensato le cose che aveva detto nell’apparizione, ma che in definitiva di solito non le pensava. Non le pensava più.  Ma in sostanza io lo frequentavo di nuovo. E’ quello che voleva.  [1]
Chiunque avrebbe visto, secondo me, questa apparizione. Era un’immagine fuori di me, e distante meno di un metro, tanto grande quanto la sua vera persona (per il pezzo che c’era. Come ben si sa, nelle apparizioni solitamente non ci sono i piedi: a che servirebbero, del resto? ).
Queste sono diciamo apparizioni per definizione “oculari” (come le testimonianze oculari, che comprendono anche rumori e suoni). Ma la difficoltà viene quando questo aspetto visivo chiaro manca. Per questo agli spiriti è chiesto di “battere un colpo”, perché non si vedono. E spesso anche oggi, in cui il ventilatore permanentemente acceso impedirebbe ogni apparizione (da anni non vedo figure, a parte gli incubi, visto che nella testa non ho un ventilatore…) egli batte uno o più colpi che posso riconoscere per farmi capire che è qui.
E posso anche sentire le sue “emozioni”. 
Se non ci sono battiti e emozioni evidenti e separate dal proprio corpo le cose non sono cosi chiare.
Sto parlando di una semplice presenza.
Junk diceva che era capace di stare 10 (dieci) minuti circa senza esprimere alcun pensiero. È una cosa pressoché impossibile. [Voltaire, nel suo dizionario, notava che i pensieri arrivano come da fuori, non invitati...].
Non so se questo è importante se parliamo della sua presenza astrale in perfetto silenzio (di pensieri, parole, emozioni).
Comunque un fatto è certo: che J. può stare a lungo in silenzio totale, e poi per es. battere un colpo per sottolineare qualcosa che io sto pensando di significativo per lui. Insomma lui può essere li da prima. Sono arrivata alla conclusione che può, se vuole, e se ci riesce, stare li senza farsi accorgere.
Essere consapevoli della presenza del diavolo non è affatto facile. Per me, se sta li in perfetto silenzio, non pensa non sente non parla, è impossibile capirlo.
Ma anche quando, volontariamente o involontariamente esprimesse pensieri o parole, occorre un apprendimento e una lunga pratica per rendersi conto che i pensieri, le “emozioni” le parole in circolo non sono le proprie, ma invece di un altro.
Il mio apprendimento cominciò perché il diavolo volle che io imparassi a percepire la sua presenza. Credo che successe subito dopo l’apparizione di cui ho appena parlato. Forse apparire cosi bene è un procedimento energeticamente costoso per il diavolo (suppongo), e dunque si rendeva utile che io imparassi a riconoscere la sua presenza le parole i pensieri, quando lui cosi voleva, senza che dovesse per forza comparire in aspetto. La visione di cui ho parlato prima precedette una fase di apprendimento. Ecco come andò.


NOTA
Per ciò che riguarda questa parte, credo che il diavolo non volesse insegnarmi nulla, eccetto impressionarmi, colpirmi dandomi un’immagine straordinaria di sé.  Tuttavia indirettamente lui mi metteva al corrente di qualcosa di sè che probabilmente era compromettente per lui. Mi sono ricordata un episodio successivo a quello della sua apparizione, successo poco dopo. [Ritengo che successe dopo e non prima, poiché se Junk mi fosse apparso dopo (l'apparizione di mia madre), la sua apparizione sarebbe apparsa ai miei occhi meno eccezionale.] Mentre ero in dormiveglia mi apparve “mia madre”. Mi disse, come in un sussurro (la voce non era certo la sua, giusto un sussurro) : “Svegliati!”. Inoltre appariva come una bambola, senza alcun difetto o dettaglio. In ogni caso, sparì. Vidi che era sparita senza aprire la porta, che era chiusa. Ecco come ebbi un dubbio. Mi alzai di volata e andai da mia madre, che era seduta pochi metri distante, in cucina. Le chiesi: “Tu sei venuta a svegliarmi?” “No.” Mi rispose. (Mi guardai bene dal raccontare ciò che era successo.  Non avrebbe avuto il minimo senso. )
Francamente ero stupita e quando mi trovai nel gruppo di amici tra cui Junk raccontai in pubblico, a cena, di ciò che mi era capitato. L’amico di Junk mi disse che tale apparizione poteva essere il prodotto combinato della mia psiche e quella di mia madre. Non sapendo che pensare, io non pensi più all’episodio. Ora, ricordando quell’episodio, suppongo che Junk abbia inscenato perfino l'apparizione di mia madre per confondermi le idee rispetto all’apparizione di Junk stesso. L’apparizione poteva sostenere perfino l’idea che io avessi la capacità di fare apparire persone. Io non ci pensai, ma una cosa è chiara: in tutta la nostra vita, neppure quando studiavo all’estero, e mia madre era molto preoccupata per me (essendo la prima volta che andavo via a lungo) non mi era mai apparsa. Ci siamo scritte e telefonate. Se avesse voluto apparirmi, l’avrebbe fatto allora. Invece curiosamente mi appariva allora, solo allora, essendo a pochi metri da me…
Comunque io non detti peso alla cosa, e fui convinta, per cose che poi successero e che racconterò, che Junk fosse l’unico responsabile per molte cose bizzarre che mi successero sempre a partire da quando lo conobbi, o meglio da quando lui conobbe me.
  

PART II 

Mi resi conto che erano mesi, quattro mesi, pensai, che io ogni giorno intavolavo conversazioni immaginarie con Junk . Rendendomene conto pensai che parlare con chi non c’è, fare conversazioni immaginarie era sbagliato..  Ebbe modo di dirmi che lui preferiva stare nella presenza invisibile che in quella faccia a faccia. Non ne capivo il senso. .. “sono andato da una meridionalona grassa che era medium e che si è buttata per terra mugolando e cosi ho potuto vedere e parlare con Carla cosi come io qui vedo e parlo chiaramente con te.”

segue da A scuola dal diavolo part I. Capitò che, probabilmente dopo il Natale dell'apparizione di tutto punto di Junk -di cui ho parlato nel post a scuola dal diavolo part I - e dunque nel periodo in cui io "uscivo" con Junk che cominciai a parlare di Junk in casa mia in particolare, in sua assenza.
Mi resi conto che erano mesi, quattro mesi, pensai, che io ogni giorno intavolavo conversazioni immaginarie con Junk . Rendendomene conto pensai che parlare con chi non c’è, fare conversazioni immaginarie era sbagliato. Un segno evidente di scarsa presenza. Vivere nell’immaginazione era sbagliato. Cosi cominciai a porre dei veti a me stesa, e ogni volta che cominciavo a parlare, nella mia mente, con Junk e lui non era li, mi davo uno stop. Interrompevo ogni conversazione e cura. Un giorno in cui feci questo sforzo arrivai nel gruppo in cui c’era Junk e vidi che era molto arrabbiato con me. Credo che non mi rivolgesse la parole. Capii senza parole che lui era arabbiattissimo con me perché io non parlavo con lui a casa mia. Che la sua presenza era reale. Quelle conversazioni sincere (senza però il supporto visivo, avvenivano con la sua vera presenza. La cosa comunque non mi piaceva. Sentii che mi veniva fatto una violenza morale. Dovevo accettare di parlare con una presenza senza volto, e in fondo senza un vero e paritario scambio visto che in definitiva lui poneva solo domande, e io davo risposte, e ogni sua parola la prendevo come una mia parola. La differenza tra me e lui io non l’avevo percepita, per me era un soliloquio.
Una perdita di temo, di vita reale.

Ecco ciò che voglio affermare, che se un diavolo è vicino a noi, lui ci vede come siamo, pone le domande che vuole e non si scopre, e comunica cose che noi prendiamo come farina del nostro sacco.

Comunque in quel periodo ci furono conversazioni tra me e J che si svolsero di persona, in cui lui non si limitò a una espressione irritata.
Ebbe modo di dirmi che lui preferiva stare nella presenza invisibile che in quella faccia a faccia. Non ne capivo il senso.
Una sera, seduti in un ristorante (detto una cosa come Rosaspina io gli chiesi:"Perché tu non vai mai in vacanza?"
Sapevo che lui mai andava in vacanza.
E lui rispose:"Non ne ho bisogno. Quando dormo vado da chi voglio, dove voglio."
Lui aveva detto: “Vado mentre dormo”. Ma se vado mentre dormo non sono cosciente. Se vado dove voglio e quando voglio da chi voglio significa che no dormo. Che vado a loro insaputa.  
Il che significa che lui disse cose contraddizione in termini.
Mi misi in allarme. A ragione. Dissi: “Ma tu avverti i tuoi amici che vuoi arrivare?”
Alla fine mi feci promettere che mi avrebbe avvertito, se mai una volta aveva intenzione di venirmi a trovare in sogno. Lui promise.
Ma mi resi conto riflettendo che da mesi lo faceva senza avvisarmi. Glielo dissi, ma lui affermò che non era mai venuto a casa mia. Lui andava da altri non da me.
Però io aprivo gli occhi. Allora le conversazioni con lui assente mi suonavano diversamente.
La conversazione che ho riportato credo sia stata accidentale. Lui voleva sempre essere meglio degli altri. Quando io, che amavo viaggiare alla ventura, gli feci una cosa in cui avevo una indiscussa superiorità su di lui, lui non resistette a dirmi che lui era meglio di me, a costo di dirmi cose compromettenti su di sé. Verità che non potevano essere dette del tutto.

La conversazione seguente, di cui parlerò, secondo me aveva lo scopo di confondermi. E di convincermi che lui non veniva a trovarmi quando dormiva, o quando gli pareva, ma aveva bisogno di un medium per fare una cosa del genere. Era una versione dei fatti diversa del tutto da quello che spontaneamente mi aveva detto nella conversazione precedente. Qui negava addirittura il fatto dichiarato prima di essere capace nel “dormire” di andare dove voleva e da chi voleva. Ecco che, sempre una di fronte all’altro, all’Uvaspina, dove più spesso andavano a cena, per via che era un luogo tranquillissimo, ecco che mi racconta questa storia: "Una volta che dovevo telefonare a 'Carla' [donna sposata con cui in passato lui aveva avuto una qualche relazione] ma il marito era li e non potevo telefonare, sono andato da una meridionalona grassa che era medium e che si è buttata per terra mugolando e cosi ho potuto vedere e parlare con Carla esattamente come io qui vedo e parlo chiaramente con te.”
Ecco che cosa quel miserabile mi raccontò. Gli chiesi l’indirizzo di questa signora medium, ma lui non lo offrì, per la semplice ragione che questa medium non esisteva. Io non mi bevetti la bugia, ma non ci badai.
Comunque io ero un tipo poco incline a sospettare, ma presi atto che lui mi poteva apparire, e certo, vista la frequenza giornaliera con cui avvenivano le conversazioni e presenze certo non era possibile che lui ricorresse a un’altra persona per arrivare…
Ecco che J. mi insegnò che lui era poteva essere presente a casa mia, ma se ne avessi parlato avrebbe negato. Cosi presi atto di avere una relazione che si reggeva su queste presenze.
Dopo le sue pur ambigue ammissioni, in qualche modo naturalmente ero avvertita. E facevo uno sforzo maggiore per capire se stavo parlando con una presenza o invece da sola. Cosi la mia attenzione aumentava per il fatto stesso che sapevo che questo era possibile. Non credevo più, dopo quelle scene, di stare conversando da sola. Del resto lui entrava nella conversazione più esplicitamente, almeno a volte, e la sua presenza risultare più “tangibile”.
La cosa non mi piaceva.. e questo fu un elemento per cui cominciai a dire che volevo andare da un’analista. Questo fu uno degli elementi per voler andare. E anche ne fu un altro, di cui parlerò un’altra volta, e cioè il fatto che J. in una conversazione al ristorante Uvaspina avevo detto cose concernenti bambini, a seguito delle quali avevo percepito che lui era una persona intimamente corrotta. Credo che fu in quello stesso periodo. Anche di questo volevo parlare con l’analista. J. non voleva che io raccontassi in giro nulla, voleva che il nostro rapporto fosse del tutto clandestino, se non per quello che lui invece raccontava in giro .. cosi io non parlavo mai di lui chiamandolo per nome. Una delle mie migliori amiche però, sentendo i racconti che facevo di lui lo chiamava : “Il mostro di XXX” cioè del luogo in cui abitavamo.
Le cose che mi disse, che ho riportato, furono ambigue, ma mi aprirono in parte gli occhi. Probabilmente lui avrebbe riassunto i fatti come:  "Io le ho fatto capire solo ciò che ho voluto." Io non capivo il bisogno di apparire senza corpo fisico. Né avrei mai sospettato che lui non solo mi parlasse in forma invisibile, ma anche entrasse dentro il mio corpo cosi violando ogni segreto, e anche di fatto falsificando le esperienze che avevo di me stessa. Io sentivo in me quello che lui sentiva o che voleva che io sentissi.  Il male che si può fare a una persona in questo modo non è immaginabile. Ma di questo parlerò un’altra volta. Basti concludere che J. ebbe bisogno ad un certo punto di farmi parte dei suoi segreti. Solo fino a un certo punto, però. Fino a che non lo vidi entrare nel mio corpo in forma di filo bianco, come ho raccontato prima (v possessione in diretta), la mia mente non avrebbe mai concepito che una persona potesse compiere un tale abuso. Dopo averlo capito, per quattro mesi, ogni volta che sentivo la sua presenza piangevo e chiedevo: “Come hai potuto farmi questo? “ 
Farò in modo da far capire perché in concreto ho provato tanta sofferenza.

Post scriptum
Col tempo ho capito il perchè lui preferiva essere in un corpo disincarnato. R. Monroe sostiene, nel suo libro, che il desiderio sessuale che provava una volta fuori dal corpo era maggiore. Non so se questo fosse il caso di G e se per lui questo avesse importanza. Ma io credo che per lui fosse molto importante la maggiore libertà di manipolare gli altri. G, benchè invitato a molti incontri sociali, non accettava facilmente. Se mai partecipava, abbandonava gli incontri sempre prima degli altri. Si poteva credere che questo accadesse perchè lui era un tipo distaccato. Invece credo che da lontano si infilasse nelle conversazioni degli altri. Eventualmente per es. poteva far parlare di sè. Faceva parlare bene di sè. E poteva naturalmente fare in modo che gli altri, anche molto intimi, facessero una "pessima figura". Poteva per es. entrare nel corpo di un altro (donna o uomo) opportunamente scelto che facesse da "guastatore". Nessuno doveva mai brillare più di lui, anche in sua assenza. Qualcuno poteva parlare come un invasato fulmineo ma lucido spietato credibile umiliante... oppure svelare disonorevoli segreti - non in stato di ubriachezza-  di se e di altri a persone a malapena conosciute..   Poteva apparire una esperienza reale, autentica, in quanto l'emozione sentita poteva superare la propria consueta..


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