vivamerlin vive

vivamerlin vive

sabato 28 gennaio 2012

POSSESSIONE IN DIRETTA: LA MIA!

Venerdì, 06 Ottobre 2006

... Non so come guardavo fuori, quando dal punto alto della finestra aperta arrivò verso di me una perfetta spirale bianca che scomparve silenziosamente dentro il mio cuore.
 Subito il mio cuore espresse il forte desiderio di incontrare dell’energumeno, e subito dopo dal ventre sentivo parole chiare -una cosa che non avevo mai sentito prima, in tutta la mia vita- diceva che dovevo immediata mente interrompere il viaggio, e tornare al più presto dal mio amato fidanzato (l'energumeno)...In India esiste una deontologia per la possessione... Ed è in corso un dibattito sul significato della corda bianca...


Una volta non ebbi forse una giovinezza amabile, eroica, favolosa,
da iscrivere su fogli d’oro, - troppa fortuna! Per quale delitto,
per quale errore, ho meritato la mia debolezza d’oggi?
                                                                   Rimbaud, Una Stagione in inferno






   Ero seriamente decisa a non tornare mai più da quell’energumeno [energumeno è antico nome per il diavolo, un diavolo che era un uomo in carne ed ossa] e per finirla per bene gli chiesi per lettera di restituirmi tutte le lettere. Un gesto mai compiuto prima … con nessuno. Volevo che gli fosse chiaro che non volevo che nessuna mia cosa restasse nelle sue mani. E decisi di andare via immediatamente, molto lontano, per rimarcare la separazione …
Dentro di me, però avevo paura. Da almeno 500 giorni io sapevo che non stimavo più quell’uomo. Non solo avevo avuto la impressione molto forte che fosse un uomo interiormente corrotto e irrecuperabile ma anche che ad un certo punto lo avevo sospettato ( e non sono affatto un tipo sospettosa) di aver prodotto un incidente che avrebbe potuto anche risultare fatale alla persona della mia famiglia cui ero più legata. Il fatto stesso che fossi arrivata a sospettarlo di un crimine ritenevo fosse sufficiente per lasciarlo.
Ma davo sempre segni di “attrazione fatale”. Cominciavo a dubitare della mia salute mentale.
Io non mi comportavo con questo uomo, come mi ero sempre comportata in relazioni passate. Ero diversa. Mai avrei passato tempo e men che meno a letto, con un uomo che avessi disprezzato. Avrei girato alla larga. Invece lo lasciavo, e poi io stessa gli telefonavo. Sembrava che fossi io a volere lui. Lui poteva perfino fare il sostenuto. Con lui ero molto infelice. Che dire di più?
Ecco come trovai un biglietto d’aereo all’ultimo minuto e partii per l’”Oriente”.
Scrivevo il mio diario, stavo in solitudine. Temevo l’apparizione del desiderio di rivedere il mio fidanzato, l’energumeno.
Mi osservavo. Non capivo. Che cosa c’era di rotto in me, per desiderare costui?
Dove stava questa malattia? Era la mia stessa essenza cosi bacata? Da dove saltava fuori, da che punto del corpo scaturiva quel desiderio?
[Da molto tempo ero infelice in misura insopportabile, ma ero rimasta li per cercare di capire chi ero, e lo sforzo era inteso a conoscere la verità. Non mettevo in dubbio che il mio desideriro per lui fosse autentico. Avrei giudicato vigliacco darmi alla fuga. Ma infine, mentre ero li, in India, ero cosi disperata che per un momento contemplai di togliermi la vita, piuttosto che tornare da lui.]
Una meta che davo al mio viaggio era praticare lo Yoga, e andai in cerca di un insegnante che stimavo molto senza trovarlo. Decidevo di andare in una zona tra le più sacre in India, dove sarebbe stato possibile anche praticare lo yoga, e dopo un viaggio assai accidentato su un treno detto Shangrilà arrivavo sulle rive della sacra Gangas. (Il Gange è femmina, in India).
Per la stanchezza, mi infilavo in un albergo polveroso, il primo che incontravo.
Ogni giorno cercavo di raggiungere a piedi un noto Ashram.. lo prendevo come un pellegrinaggio. Ma le mie forze non me lo consentivano. Ogni giorno mi dicevo che avevo fatto un pezzetto in più. Un giorno arrivai ai vari monasteri, ma quello che davvero mi incantò non era quello che mi era stato indicato. Ero molto intimidita. Temevo che mi mandasero via. Ma una domenica  salii le scale scoscese, tra le scimmie che volavano sui rami degli alberi, sopra di me. Pensavo che di Domenica non ci fosse nessuno, e che perciò nessuno mi avrebbe mandato via. Ma mi sbagliavo. Da un terrazzo, un uomo anziano molto magro con gli occhi vivi e grosse sopracciglia che si qualificò come il manager del luogo, mi chiese che volevo. Dissi che volevo essere ospitata li. Mi invitò a salire sul terrazzo, chiese al figlio di portare un chai, il te e latte, e chiacchierò con me. E mi disse: “… Ad ogni modo, io ti prendo. Oggi è domenica, e non si lavora, ma vieni domani. “
Quel luogo era uno Yogniketan, cioè un luogo di pratica dello yoga.  La mia minuscola casetta era circondata da fiori e innumerevoli farfalle. In quel luogo c‘erano regole. Ci si alzava alle 5, si praticava il rito del fuoco alle 7 (in cui si cantava in sanscrito, il Gayatri mantra - che è la preghiera all'Assoluto -, e si buttavano nel fuoco caramelline di zucchero) ,  si faceva Yoga una volta o due al giorno; si stava seduti in silenzio per almeno un'ora, nel piccolo tempio, per due volte al giorno, si mangiava mentre le scimmie battevano impazienti a porte e finestre aspettando che finissimo, per ripulire i nostri vassoi.
Per 15 giorni potevo stare li. Non si poteva dedicarsi ad altro. Fui cosi “obbediente” nel rispettare ogni regola, che il manager alla fine mi disse che avrei potuto restare li per il resto dei miei giorni.
Ero in pace. Amavo quella vita. Nessun desiderio del “fidanzato” sorse mai per 10 giorni e peraltro nelle settimane precedenti in cui avevo gironzolato. Bene. Ero felice di questo. Mi osservavo, e osservavo che non c’era in me alcun bisogno, alcun desiderio o nostalgia anche minima dell’energumeno.
Pregavo intensamente Dio la Madonna e i saggi di quel luogo –che per migliaia di anni avevano meditato in quel sacro luogo- perché mi aiutassero a capire che cosa mi succedeva, pregavo come non avevo mai pregato in vita mia.
Un pomeriggio, e qui viene il bello, stavo attraversando la piccola stanza per riporre un libro, ed ero all’altezza della finestra e non so come guardavo fuori, quando dal punto alto delle finestra aperta arrivò verso di me una perfetta spirale bianca che scomparve silenziosamente dentro il mio cuore.
 Subito il mio cuore cominciò a sentire un forte desiderio dell’energumeno, e subito dopo dal ventre sentivo parole chiare -una cosa che non avevo mai sentito prima, in tutta la mia vita- diceva che dovevo immediata mente interrompere il viaggio, e tornare al più presso dal mio amato fidanzato.
Allora per la prima volta capii che non c’era nulla di rotto in me, ma che l’energumeno me lo faceva credere con infiniti trucchi di possessione. Lui diventava me, lui era desiderante e io provavo i suoi desideri come miei visto che avvenivamo nel mio territorio. Nel mio cuore e viscere.
Capii e fui felice. Il giorno più bello della mia vita. Alzavo le braccia al cielo ballavo girando su di me. Era finita. Ero libera. Non ero pazza.
Il giorno dopo stavo serenamente sdraiata nel mio lettino, quandosentii la presenza dell’energumeno. Percepii che era stupito. Ero ancora li? Non ero andata via, come lui si aspettava. Gli indirizzai questo pensiero: so tutto. Ho capito tutto. Sentii l'energumeno in panico. Per la prima volta era lui ad avere davvero paura. In un attimo scomparve.
Post scriptum.  Per oggi basta con questa storia che è obbiettivamente terribile. Voglio solo dire che quando tutto questo avvenne, e io vidi quella “corda” , non avevo letto assolutamente nulla di ciò che poi venni a sapere: che si parlava di un filo bianco o d’argento in connessione le uscite fuori dal corpo. Qualcuno diceva che il filo bianco è il filo che connette lo spirito al corpo fisico da cui si allontana. Poiché ho visto solo il filo arrivare, oserei dire che il filo è la forma sottile che il corpo astrale prende per attraversare più agevolmente lunghe distanze. Benchè non sapessi nulla di tutto ciò, il significato di un qualcosa di esterno che scompariva dentro il mio corpo e ciò che ancora seguì mi rese evidente il suo significato.
Nota: Ho trovato, mesi dopo aver scritto qusto blog, un libro sulla magia, esattamente :

Gian Piero Bona 1977 Magia sperimentale. Manuale pratico. Roma-Bari, Mediterranee:172pp.

Un capitolo dedicato allo "sdoppiamento" ovvero "l'uscita fuori del corpo".

A pag 129 descrivendo i fenomeni legati alla uscita parla del

“gomitolo astrale” che si mette in moto. .. Sensazione di distacco da uno dei plessi, come se dal nostro corpo fisico si sfilasse una corda.


Personalmente non ho dubbi sul fatto che Tarato (nome del momento per il diavolo di cui parlo) andasse fuori del corpo. Me ne aveva parlato chiaramente lui una volta, in cui avendogli io chiesto come mai non andava mai in vacanza mi disse:  "Non ho bisogno di nadare in vacanza: quando dormo vado dove voglio, quando voglio…"
Sapevo già, senza ombra di dubbio, al momento di questa possessione, che il diavolo certamente non faceva questi viaggi nel sonno, ma sempre, in forza della sua volontà d farli..

Non avrei però mai immaginato che fosse una persona cosi perfida da utilizzare la sua capacità per entrare dentro un'altra persona ..    

Nota. In India esiste una deontologia per la possessione.
Il nostro corpo, dicono, è come una macchina, non si deve avere attaccamenti, si può prestare, ma col nostro consenso. Cosi per esempio un padre, che aveva un figlio adolescente che non lo stava mai ad ascoltare, proprio perché era il padre, chiese al migliore amico del figlio di prestargli il corpo in modo da poter dare a suo figlio consigli che sarebbero stati meglio accetti da parte di un amico.
Di può prendere il posto dell'altro, col suo consenso e spiegando che cosa se ne intende fare esattamente, sempre, suppongo. E inoltre spererei che ci possa essere un'altra infrangibile regola, come quelle che sono in vigore per gli atti sessauli. che ad ogni istante il "recipiente" possa tirarsi indietro.
Ma tutto questo basterebbe? Infatti la questione è questa. Quando noi imprestiamo la macchina, e la  macchina viene impiegata, noi non siamo presenti nella macchina. Ma che succede, quando un altro invade il nostro spazio? Noi siamo testimoni, anzi di più, noi sentiamo ciò che un altro sente. Una differenza enorme dunque tra il prestito di una macchina e il prestito del corpo.
          Non impresterò mai volontariamente il mio corpo a nessuno. Questa è la mia deontologia. Se il padre vuole parlare al figlio attraverso il migliore amico, faccia come i padri normali, che parlano agli amici dei figli e se ne fanno degli alleati... e parleranno loro agli amici ...

nota.
Nella Bibbia si trova l'espressione filo di argento:

Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza... prima cheil filo di argento si rompa e la lucerna d'oro s infranga e il secchio si spezzi sulla fonte e la ruota vada in frantumi sul pozzo e la polvere torni alla terra com'era prima e lo spirito torni a Dio che l'ha dato.
   Vanità delle vanità, dice l'Ecclesiaste, tutto è vanità.          
(cit da: La Bibbia concordata. Antico testamento. (Ecclesiaste. Esortazione ai giovani. 12  ) vol secondo: pp.288-289) cfr Riferimenti.

Su AA. VV. Paranormale Dizionario Enciclopedico (cfrriferimenti) troviamo la Voce Corda d’argento. Anche l'espressione della bibbia è tradotta cosi.
[In effetti quello che ho visto io, come filo era un po' grosso. Tuttavia la parola filo evoca l'impressione di leggerezza più di quanto non faccia la corda, da questo punto di vista "filo" è più giusto di "corda". ]

Post scriptum. Piccole cose tralasciate nella storia..
C'erano cose che avrei voluto dire, ma mi pareva potessero far disperdere l'attenzione dal fatto principale: la possessione in diretta.
Cosi non ho nominato fatti significativi comunque per me, come per esempio il fatto che la mattina dopo aver scritto a Junk fidanzato e mago cattivo mi sono svegliata presto e sono andata alla prima messa (credo alle sei) e dopo ho imbucato la lettera, determinata a finirla per sempre. In India volevo perlomeno ricordare come per un tentativo di imbroglio degli impiegati dei treni mi sono trovata  su un posto che era già stato venduto una volta ...Come conclusione finivo "imbarcata" su un treno e mi dissero Shangrilà. Credevo di finire a Shangrilà (e non m'importava dove fosse) ma era solo il nome del treno. Questo dice come mi sentivo, non importava. Aspettavo l'inaspettato.
         Una cosa che ho dimenticato di dire, che è importante, perché mi preparava alla inaspettata possessione che ho descritto è che giorni prima (della possessione stessa ) ero andata nella biblioteca dell'Ashram e li scoprivo un libro intitolato Il potere della mente(v ai riferimenti) Pensai che J. sapeva dei poteri della mente.In questo leggere c'era finalmente un interesse a capire cose di lui che erano evidenti, ma cui non pensavo. Per esempio mi risultava che sapeva sempre che cosa pensavo. Cosi mi misi a leggere un libro che forse non avrei letto se non avessi avuto a che fare con J.
Del libro mi colpì una cosa. L'autore diceva che se noi vogliamo che un amico ci scriva una lettera, non dobbiamo prendere carta e penna, dobbiamo semplicemente aspettare e riceveremo una lettera dal nostro amico che soddisferà tutte le nostre domande... Insomma io capii che se noi desideriamo parlare con un amico, l'amico percepirà il nostro desiderio come il suo proprio. Si dice telepatia.
Faccio notare che J non telefonava mai e non scriveva mai: si limitava a ricevere le telefonate e le lettere dagli altri. Ma usava metodi pesanti per "convincere" gli altri a occuparsi di lui.


postato da: vivamerlin alle ore 14:10 | Permalink | commenti (1)
categoria:diario, deontologia della possessione, possessione in diretta, poteri della mente

Nessun commento:

Posta un commento